L’INQUIETUDINE DELLA FORMA
(le forme dell’Arte nella nostra vita)
L’inquietudine della forma. La nostra ansia e lo scontento. La nostra ansia e la insoddisfazione. Gratitudine… delusione… coraggio rivincita incertezza dubbio passione desiderio…
… La nostra ricerca quando si interrompe intorno alla necessità di riconoscerci nella risposta che gli altri e il nostro mondo ci restituiscono, nella risposta che segue alla domanda che abbiamo posta, e che vorremmo rimanesse chiara e tangibile per noi così come la avevamo concepita: “giusta”, pulita, vera, riconoscibile. Lineare.
Che, a quella tale domanda, seguisse quell’altra tale risposta.
Spesso, però, nel nostro continuo interpellare il mondo, ci sembra che le nostre domande vengano assorbite dentro uno spesso e impenetrabile “muro di gomma” e, quindi, velocemente risucchiate all’interno, oltre la consueta facciata che il mondo, di sé, quotidianamente ci mostra… e quando, infine, rimbalzano in avanti, incorporate nelle risposte che ci vengono rese, le nostre domande, per strane alchimie, ci sembra siano state trasfigurate, magari un pò “truccate”, comunque deviate, come non fossero più le nostre domande, non più quelle di prima: le risposte ce le hanno modificate, ce le hanno rese non più riconoscibili, non più a partire dai dati su cui quelle nostre domande erano state da noi fondate…
Nell’interfacciarci con il mondo vediamo spesso scomparire la nostra domanda: incorporata ed espulsa quasi simultaneamente, ci rimbalza trasformata.
Ci torna come fosse l’esito degenere di una risposta scollata, privata dell’essenza della domanda da cui era nata, così come del suo senso… senza la direzione del suo senso, ci interroghiamo: “ che vuole dire?” e, ancora, ci verrà da chiederci… “e allora, che faccio?”
Allora? Allora: è proprio quella domanda che facciamo che spinge avanti una risposta che ci dà stupore, domanda che nasce già da implicite esigenze complesse, profonde, ampie; infatti, essa implica non una soltanto, ma diverse e differenti direzioni di senso: molteplici prospettive per nuovi percorsi da sperimentare, differenti dimensioni del conoscere e del vivere.
Ci spiazza, perciò, nella risposta, l’assenza di contenuti chiari e ben definiti; bruciano anche, come graffi sulla pelle, le impersonali generalizzazioni di significati e di scelte di vita che spesso ci facciamo scivolare addosso con falsa nonchalance… e spesso, peraltro, ci disorientano proprio le dimensioni verso cui ci sentiamo proiettati dalle risposte che riceviamo, potendole anche per poco intravedere, dimensioni spesso da noi mai esplorate, mai vissute, a volte desiderate, e forse, a volte, anche temute… evitate…
Torniamo allora a riconsiderare la nostra domanda, la ascoltiamo attraverso l’eco del mondo…
Domande che abbiamo avuto il coraggio di fare: belle, quando non si esauriscono nelle nostre abituali interpretazioni, quando ci sollecitano ad invertire la marcia e a non riprodurre, meccanicamente, le sempre uguali modalità di reazione che abbiamo conservato negli ultimi 20, 30 anni… quando ci fanno innamorare dell’ancora altro da scoprire e da vivere, se ci incoraggiano ad affacciarci su percorsi nuovi, seppure non sempre facili e scontati… per star bene, per risolvere certe sofferenze e difficoltà, per godere del bene della salute, della vita, del bello!
Nel momento in cui avviene il “ritrarsi” del mondo davanti alle nostre richieste, in quel suo discostarsi da noi… là, in quel punto invisibile e imponderabile di presenza-assenza, è là che la risposta rimbalza… essa trae la sua forza dallo spirito della nostra stessa domanda, che ci viene riconsegnata resuscitata a nuova vita: più ampia, complessa, intrigante, segnata da vie di accesso nuove, impervie, oppure accomodanti, seducenti, a volte scomode, ma anche, coraggiosamente, più vere possibili…
Sempre, comunque, in quelle risposte potremo trovare la nostra propulsiva e personalissima onda del piacere, che vive del desiderio di star bene e di crescere… mentre affrontiamo le nostre paure, le nostre chiusure, e l’ incomprensione che abbiamo covato dentro, per timorosa ostinazione a non volere cercare davvero la salute più profonda nella nostra vita e nelle nostre più importanti relazioni.
Nel momento in cui il muro di gomma del mondo, di fronte alle nostre richieste, si discosta da noi… là, in quel punto invisibile e imponderabile di presenza-assenza, vengono a noi restituite entrambe: mancanza/sottrazione e presenza/ restituzione… tante volte, e ogni volta che le nostre domande abbiano innescato entrambe, sollecitandoci ancora ad altre, successive domande… che possano meglio allineare percorsi nuovi e nuove maniere di pensare e vivere: più sanamente e più felicemente.
Certo, ci occorrerà un diverso piano di consapevolezza di realtà… cos’è l’opera d’arte, se non questo balzo in avanti che, trasfigurando la realtà, ce la fa diversa e, come se solo tra presenza-assenza fosse possibile, la fa perciò “più vera” ai nostri sensi e alla nostra coscienza?
Appercezione, percezione della nostra stessa percezione? Forse…
Sicuramente lo spazio ove è lo stupore a creare il bello, che è proprio dell’Arte, per farne esperienza.
L’inquietudine della forma è, anche, l’incertezza della nostra ulteriore domanda che vogliamo porre a noi stessi e al mondo, per procedere!
E’ proprio così, l’arte del vivere bene, del benessere e dello stare bene con gli altri è l’arte di tutta quanta la nostra vita.
Ci misuriamo: soglie di limiti e dosi di rischio che vorremmo bene prevedere, entro spazi che desidereremmo avessero contorni netti, definiti… e contenuti certi!
Ma impariamo, vivendo, che nella nostra scommessa di vita, le scelte che facciamo possono via via, e sempre soltanto poco per volta, meglio delineare l’intero nostro orizzonte … e mai del tutto…
A noi tocca la mossa successiva!
L’arte ci viene incontro: essa ci insegna a saper attraversare anche le incertezze e le inquietudini delle tensioni trasformative ed evolutive: nell’Arte, forme e contenuti vivono di continue tensioni trasformative, contenuti e contenitori che giocano tra loro il reciproco influenzarsi e migliorarsi… così come noi nelle nostre vite, quando impariamo a costruire sempre meglio la vita che vogliamo.
L’Arte ci viene incontro ispirandoci e offrendoci modelli euristici validi.
Così, anche una buona psicoterapia può creare le condizioni per un cambiamento importante nella vita di ciascuno, un cambiamento che risolva la sofferenza e il disorientamento attuali, e che duri, anche dopo la terapia, nella vita della persona, oltre l’attuale sintomo… tanto più se ci affidiamo ad una buona terapia psicologica, che sappia coniugare aspetti psicologici del vivere , con i processi mentali del pensare e del progettare, sovrascrivendo la realtà… forte, anche, del suo avere fondato la sua prassi attuativa sui principi estetici ed etici, che sono propri dell’Arte e della Vita intera.