Evitamento fobico

 

Le cause principali  delle fobie, nelle condizioni  di aspecificità, sono  le sue soluzioni previste: forme difensive di evitamento associate all’ansia da evitamento che le “fissa”.

ESORDIO: SIGNIFICATI E PRIMI TENTATIVI DI SOLUZIONE

All’inizio avremo vissuto delle  situazioni per noi difficili, o relazioni  che ci hanno dato disagio, o sofferenza…  senza rendercene conto non abbiamo tentato intorno a quell’aria delle soluzioni, delle spiegazioni, non abbiamo cercato/trovato spazi di confronto… e così quella fetta di realtà, insieme ai vissuti emotivi di fantasie e paure associate a sentimnenti di solitudine e di diversità dagli altri entra in una sorta di oblio… una zona “dimentica” dove la persona la ripone e dove,  inconsciamente però,  essa  mantiene  nella  sua  memoria l’impatto fortemente emotivo e negativo, associato a quel momento che ha vissuto.

Quella persona, in quella maniera, aveva tentato una soluzione, chiudendo e  concludendo rispetto alla possibilità di maggiore comprensione, cui sarebbe potuta accedere attraverso una analisi di realtà, la  ricerca di condivisione e di soluzioni meglio adeguate allo specifico contesto.

 

LO STRUTTURARSI DEL CIRCUITO PATOLOGICO

Nel tempo, potrà succedere che, inconsciamente per noi, vivendo situazioni  anche diverse da quelle di partenza, ed anche abbastanza “neutre”,  la nostra percezione crei uno “spostamento” che ci farà vivere quel presente  come riedizione di  scenari simili a quelli di origine, con lo stesso impatto emotivo dell’esordio…  una paura che ci spinge, irrazionalmente,  a sentire quei momenti  del nostro presente come dei pericoli,  veri e propri “rischi”, spesso anche per l’incolumità fisica e non soltanto psichica della propria persona…

Entriamo allora nel tùnnel degli evitamenti… evitiamo tutto ciò che, in noi produce paura, percezione di rischi, minacce di pericoli…

Evitando, sprechiamo tanta energia, come ansia da evitamento, mentre vogliamo controllare, selezionare persone e situazioni, verificare… mettere tutto al vaglio della nostra attenzione evitante e controllante.

 

ALLA FINE LA PATOLOGIA CONCLAMATA  AVRA’ CREATO UN CIRCUITO RICORSIVO…

Proprio per questo,  aumenteremo così le paure e le fantasie intorno all’area del rischi, che ci faranno sentire  sempre più soli, diversi dagli altri  e sempre più impotenti e minacciati.

Avvertiamo il rischio  che ci minaccia come imminente e con grande dose di pericolosità.

Il nostro cervello, a quel punto, ha creato uno start, che  interrompe  la fluidità del flusso del pensiero.

La tensione avvertita, nel punto in cui il pensiero si è bloccato, fa aumentare la paura poiché viene avvertita, essa stessa, come un pericolo imminente.

La percezione alterata  utilizza una visione distorta della realtà: fa diventare minacciosa qualcosa di innocuo, sebbene di per sé abbia una valenza “neutra”rispetto  al significato di pericolo che avvertiamo,  come ad esempio un oggetto qualsiasi, un animale, una relazione o una situazione che, di per sé, non sarebbero fonte di rischio alcuno.

La persona reagisce  evitando, sente di doversi mettere al riparo dal rischio, conclude senza tentare un contatto con quella realtà che fa paura, per poter comprendere, per risolvere…

La sua chiusura difensiva lo fa sentire ancora più solo e impotente a fronteggiare ciò che crede lo stia minacciando… la chiusura e l’evitamento dal rischio  percepito diventano anche chiusura dalle relazioni: egli avrà  così evitato ogni confronto con gli altri e con il mondo.

Il che fa aumentare ancora di più le paure e le fantasie sul sentirsi soli, impotenti e frustrati … e il circuito così si ripete…

 

 SCHEMA DI STRUTTURA