i-ragazzi-e-il-futuro                                                               ADOLESCENZA E IL FUTURO “ RUBATO” 

    

  RAGAZZI SENZA PIU’ UN FUTURO?

In passato il tempo era concepito come progresso, evoluzione, riscatto… sempre connotato positivamente. Così le scienze hanno  “pro-grammato“ il futuro, con fiducia e speranza.

Oggi è tutto senza futuro? Come spesso capita di sentire dire, oggi i ragazzi sono senza più futuro? Vivono dentro uno spazio  vuoto di senso?

Il “futuro positivo“ è andato in crisi… ma era sempre davvero così positivo? Si può costruire un positivo nel futuro?

Troppe  certezze che  sostenevano il nostro ottimismo e quello dei nostri ragazzi sono volate via troppo rapidamente. E‘ vero.

Ma noi, gli adulti che siamo, dobbiamo rimanere accanto ai nostri figli ed elaborare, per noi e per loro,  nuove abilità e nuovi pensieri, in linea con le richieste dei nostri tempi… e ricercare, attraverso un nostro diverso posizionamento, gli insegnamenti etici fondamentali sui quali essi possano sempre saper costruire il loro futuro… sono cambiati i tempi, e cambiano i bisogni e le nostre modalità di reazione ai cambiamenti stessi.

Smettiamo allora di chiedere ai ragazzi ” Cosa vuoi fare da grande?” , come se già avessero stilato un programma di tappe e obiettivi  fermi, precisi, immobili… mentre tutto attorno a loro si muove e cambia così in fretta che spesso  ogni previsione appare poco attendibile, se non proprio azzardata.

La nostra domanda e la nostra fretta servono a placare le nostre ansie ma,  purtroppo, anche a  metterle ai nostri ragazzi.

Dobbiamo sempre stare dentro un dialogo con i ragazzi, da lì dobbiamo partire, dobbiamo saperli sedurre!

 PRO-GRAMMARE O PRO-GETTARE? (due semantiche a confronto)

Ciò che oggi la nostra vita ci chiede è di saper costruire la dimensionalità dell’intenzionalità.

Come? “Pro-gettando“!

Un futuro pro-gettato in avanti, anche se non si sa ancora perfettamente dove arriverà… è cosa diversa dalla programmazione: questa è già scritta, rigidamente preformata, inderogabile, pensata per durare nel tempo, sempre uguale, sconnessa dai suoi contesti che, invece, sempre evolvono e cambiano…

Il pro-getto è “dia-logico“: parte sempre da una realtà, e si proietta in avanti,  verso una possibilità di là da venire, per unire due dimensioni del nostro essere: da un lato un dato di realtà, cioè le nostre dimensioni nel presente, mentre essa si spinge contemporaneamente, nel suo tendere, verso il mondo del sogno, del “pro-getto”,  in avanti,  un pò più in là, nella dimensione silenziosa, dialogica del “non ancora“.

Inoltre, il progetto guarda in avanti verso possibilità non solo da incontrare, ma anche da creare!

Infatti, la mente dell‘uomo, in quel tendere in avanti realizza la sua capacità di  progettualità, realizza cioè  un pensiero che, partendo da una posizione di aderenza alla realtà da cui nasce, sa allineare desideri, rappresentazioni, suggestioni e idee…desiderando e attivandosi per la loro concreta, continua  realizzazione.

Il nostro è infatti un pensiero capace anche di sovrascrivere la realtà, di rinnovarla, di reinventarla, via via, anche tornando indietro per aggiustamenti correttivi, o con balzi in avanti, per conquistare un rapido livello di cambiamento evolutivo.

Allora, ecco che definire un posizionamento vuol dire costruirsi sempre dentro  una alterità, di sè ora e in questo luogo, aderente e integrato nella propria realtà, ed anche più in là, avvicinandosi verso ciò che non è ancora, verso quella possibilità ancora da scoprire: un modo di stare al mondo non scollati, ma neanche  immobili, in attesa…

 La “Speranza“ diviene operativa

Diverso è quindi il senso e la direzione che possiamo oggi dare alla “speranza“: non più come vuoto di attesa e di azione, ma in un  concreto operare, immediati e aderenti alla propria realtà e, allo stesso tempo, sempre guardando in avanti.

Dove? Oltre il dualismo realtà/sogno; e superando anche il dualismo nichilismo/delirio di onnipotenza, una triste dicotomia che spesso affligge e paralizza, ai nostri giorni, soprattutto proprio gli adolescenti.

Occorre, in verità, oltrepassare ogni dualismo del nostro pensare che, mentre scinde e separa, crea degli opposti che sempre si dibattono dentro un insanabile conflitto: il pensare per  “dualismi”  è soltanto un  prodotto che il nostro pensiero sa concepire  quando si trova ad essere sprovveduto; diversamente, nella sua realtà, la  natura opera secondo  flessibilità, cioè in una continuità fatta da tante discontinuità, dove  stabilità e instabilità si incontrano e cooperano… anche su piani diversi, di crescita e di evoluzione, mentre modifichiamo ed evolviamo anche le nostre modalità di azione e di reazione.

Il nostro pensiero perciò non dovrebbe mai vivere in maniera scollata dalla sua stessa realtà…

Il nostro  posizionarci fa qui emergere  la dimensione costruttiva, operativa, dimensionale, etica e poetica, del sogno/realtà, spazio dimensionale ove questo diverso modo di concepire la speranza  incontra il pro-getto, ed entrambi, coincidenza,  si ritrovano:  con ancora altre  possibilità da scoprire ed in linea con i desideri più profondi… e con il futuro che mano a mano, diviene.

Scopriamo perciò che possiamo offrire delle alternative etiche più stimolanti e più realizzanti  agli adolescenti di oggi,  attraverso questo nuovo modo di stare al mondo e di progettare  il futuro delle nostre vite!

Certamente il mondo oggi ci chiede di rimanere aggiornati, accanto ai tanti  cambiamenti che anche noi dobbiamo fare…

Infatti, non basta oggi dire che la prospettiva è cambiata, perchè oggi la nostra prospettiva noi dobbiamo proprio costruirla: ci accorgiamo pure che, dentro una metafora architettonica, ad “arte” costruita, oggi non ci  “funziona“ più tanto, come nel passato,  il valorizzare maggiormente una poltrona rispetto allo sfondo  su cui essa poggia, o rispetto  al colore della sua parete: oggi  ci sembra  più importante il contrario.

Per attuare quel cambiamento, per valorizzare meglio lo sfondo piuttosto che ciò che sta in primo piano dovremmo, tuttavia,  saper valorizzare anche quest’ultimo diversamente, cioè riconnettere la cosa “in evidenza”, al suo sfondo: lo fondo, in prospettiva,  con il quale essa si rapporta;

Per rendere possibile questo nuovo modo di guardare e di fare, dovremmo pertanto  fare un piccolo-grande cambiamento: deve poter cambiare il nostro punto di vista e la maniera in cui assumiamo i dati di realtà.

In maniera tale che pro-grammare e pro-gettare possano ancora essere declinati insieme, senza escludersi reciprocamente, superando ogni dualismo… possano felicemente convivere, l’uno nel piccolo attiguo-contiguo nelle nostre vite, l’altro sullo sfondo, del nostro “orizzonte di senso“ via via da costruire e migliorare.

Acquista maggiore valore per noi il  tendere verso l’oltre di un  programma  che costruiamo nel quotidiano delle nostre vite,s sappiamo  collocarlo entro un più ampio progetto, che via via avviene… sempre, l’uno guardando all’altro…

Allora, di quali strumenti critici dobbiamo attrezzare i ragazzi?

Dovremmo aiutarli a produrre, accompagnarli  in scelte che non siano “troppo “stringenti”, perchè il ragazzo ama sentirsi libero di muoversi dentro una dimensione di possibilità e non di necessità, scegliendo mano a mano, passo passo… e  invitarli al contempo a produrre pensieri belli, scelte felici e soddisfacenti, compiti e impegni che rendano già oggi la loro percezione di sè stimabile…

Tutto questo, attraverso una saggezza adulta non di tipo ascetica o rinunciataria, solitaria e trascendente la vita stessa, ma attraverso una moderna saggezza che nel ruolo di genitore-adulto-educatore  maturi una  consapevolezza pratica, del sapere e dell’agire, guidata da una mente che sa sempre imparare e reimparare, mentre segue i flussi liberi e creativi del suo pensiero:  per rendere attuali e sempre possibili le  nuove opportunità che fanno la nostra vita bella, intensa, realizzante, vissuta con gli altri e con chi vogliamo bene.