ATTACCHI DI PANICO

PICCHI DI ANSIA INCONTROLLABILI E INVALIDANTI

                        A volte, il processo psicopatologico spinge  l’ansia fino a farle raggiungere picchi di eccitabilità tali da compromettere l’autonomia comportamentale e la lucidità del pensiero della persona afflitta da stati ansiosi continui e, adesso, anche acuti…

L’attacco di panico, “esplode” improvviso e, quasi sempre, senza apparenti elementi di contesto scatenanti, ma con retroscene di   vissuti psicologici   caratterizzati da  ansie di controllo e/o  di presenza,  conflitti irrisolti intorno all’area indipendenza/autonomia, sfide continue sostenute  in assenza  di criteri legittimanti, disistima e, allo stesso tempo, imposizione forzata di standard di efficienza personali molto elevati, l’avere contratto l’abitudine a dirsi bugie sul proprio stato emotivo e fisico, sugli stati di disagio avverti, covare  paure, diffidenze, timori di deludere e/o di vedersi scoperti nelle proprie défaillances…

L’improvviso  esplodere dell’attacco di panico appare così come un fulmine a ciel sereno… la persona  che ne è vittima avverte una forte tensione fisica ed emotiva e  tuttavia rimane immobilizzata,  non potendo individuare alcun  pericolo concretamente reale da cui difendersi,  seppure essa è pervasa dal terrore di un qualcosa di grave e imminente che, intanto, si è scagliato sulla propria persona.

Rimane  terrorizzata  ed impotete nell’ intervenire verso una qualche direzione per trovare sollievo dalla pressione che grava su di sé: l’attacco di panico si configura come un improvviso stato di allerta che prepara l’organismo a scattare reattivamente per mettersi in salvo, mentre in realtà, la persona rimane immobilizzata e terrorizzata come schiacciata da una catastrofe sconosciuta… il suo sistema nervoso neurovegetativo è andato totalmente in tilt.

L’attacco dura al massimo 10 minuti, un tempo che la persona vive come interminabile, divenuta bersaglio di sintomi multeplici e simultanei, a livello emotivo, cognitivo e fisico: idea di morte imminente, di solitudine e abbandono, paura di impazzire, della fine, sensazioni di palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, sensazione di soffocamento, derealizzazione, depersonalizazione…

 IL CIRCUITO PATOLOGICO  SI STRUTTURA

Ciò che fisiologicamente e normalmente accade quando avvertiamo una minaccia è l’emozione di paura che prepara l’organismo a reagire a quella minaccia.

Nel caso dell’attacco di panico, tuttavia, la minaccia viene proprio dal corpo: un segnale di allerta che proviene, perciò, non dal di fuori, ma come un pericolo che dentro  sé si è scatenato;

La persona, che contemporaneamente allo stato di  allerta avrà  attivato il Sistema neurofisiologico di Difesa, a questo punto, dovrà difendersi proprio da se stessa;

Questo fa  intensificare la paura, che diventa  panico: stato di allerta, tensione e immobilismo; e, a cascata, tutti i sintomi fisici e i pensieri drammatici che si sono scatenati.

Poiché la persona non sa perché è arrivato l’attacco, nè se e quando tornerà, nè come difendersi da se stessa, succede spesso che, lo stato di grande ansia e di preoccupazione si mantiene come ansia anticipatoria che può facilitare, essa stessa, il preludere di altri attacchi…

E spesso, a rafforzare lo stato di insicurezza e di instabilità di chi  ha fatto esperienza di attacco di panico, accade che la persona, preventivamente e progressivamente, cercherà di evitare di uscire da casa, di frequentare amici, di assumere impegni… restringerà su di sè tutta la sua attenzione evitante e la sua ansia di controllo,  dentro un cerchio di attento automonitoraggio continuo… avrà assorbito ed omologato, generalizzando e/o semplificando ogni altra esperienza a quella sua particolare, privandosi della possibilità di relazionarsi entro contesti più ampi e complessi e meglio rispondenti  alla sua necessità  terapeutica di non isolamento.