CHI SONO GLI ADOLESCENTI DI OGGI?  E CHI SONO, OGGI, I LORO GENITORI?

Quelli di sempre… eppure anche no…

 I ragazzi, gli adolescenti di oggi, così come quelli di sempre,  nella loro specifica, fisiologica  fase di crescita, vivono di dualismi: sono i conflitti dai quali si sentono spesso divisi a metà, dolorosamente scissi tra istanze diverse ed opposte che non hanno ancora sufficientemente integrato dentro sè e che spiegano bene il loro continuo, ampio e brusco oscillare tra posizioni, scelte e atteggiamenti diversi e contraddittori, tante volte incomprensibili a noi grandi.

Eccone alcuni: autonomia/dipendenza; uguali-divesi; volere dei modelli/ doverli contraddire…

Oggi, tuttavia, il nostro mondo non è più un contenitore stabile, come lo era un tempo, un riferimento chiaro e certo dove fondare stabilmente modi di pensare, comportamenti, desideri, programmi per il futuro.

Ciò rende ai ragazzi di oggi più faticoso il loro processo di crescita, poichè più difficile è diventato il necessario percorso  di integrazione e correlazione tra le diverse istanze psichiche e i diversi  contesti di vita, anche perché, gli uni e gli altri, di non sempre facile e chiara lettura.

Le contraddizioni che i ragazzi vivono  al loro interno rispecchiano quelle che la nostra società propone loro, condizionandosi e ampliandosi reciprocamente.

Oggi, infatti, il mondo  appare  ai ragazzi come un mix di frammentarietà e di contraddittorietà che giunge loro dai valori e dai comportamenti degli adulti, stante anche il loro vivere accanto a  modelli genitoriali tante volte improntati da  disidentità o da identità immature…

Insomma, ambiguità vissuta da parte dagli esempi e dalle richieste dal mondo e contemporaneamente dai loro stessi bisogni.

Come fare, cosa dire loro, e prima ancora a noi stessi quando non comprendiamo più il nostro “bambino”, ormai adolescente?

Dobbiamo tutti riconoscere la complessità dentro le cose, così nel nostro modo di vivere e così anche nel sapere fare pensieri nuovi, che siano più idonei ad una moderna saggezza: la complessità ci chiede di darle un senso, e di renderci capaci di utilizzarla senza farla sconfinare nella frammentarietà e nel disordine del caos.

E’ quanto occorre a noi per insegnare ai giovani di oggi come costruire una prospettiva di insieme, come costruire una vita che abbia una sua coerenza e non proceda a zig zag, casualmente.

Che abbia senso e flessibilità insieme, coerenza senza rigidità.

Con quali  ideali di partenza?

Dalle idee che i ragazzi si fanno intorno alle cose, a se stessi e al loro stare nel mondo, con gli altri, ne deriva uno sviluppo che seguirà prospettive diverse, verso  direzioni diverse, preferibilmente in accordo con quelle idee di partenza…. ma quelle premesse, cioè come loro percepiscono se stessi in relazione agli altri e al mondo, non sempre  sono adeguate allo  sviluppo di una vita sana e alla capacità di acquisire  capacità relazionali sempre migliori e davvero per loro  realizzanti.

Certe premesse ideologiche sono da correggere, perciò.

E noi, gli adulti? Come svolgere questo compito fondamentale, impegnativo, certo, dal quale dovremmo comunque lasciarci appassionare?

Non facciamoci spogliare dal nostro potere di ruolo, dell’essere per loro buoni modelli,  non sentiamoci incapaci, frustrati o rinunciatari… il mondo va comunque avanti, si adatta ed  si accomoda nel continuo cambiamento… dobbiamo capire, per tempo, come noi fare altrettanto.

Incarnare il proprio ruolo significa saperlo vivere con la fiducia che quel ruolo vi richiede; la “fiducia nel proprio ruolo” non necessita di  aderenza assoluta e preconfezionata ai propri “compiti e doveri”, che trasfiguri il piacere del ruolo in  frigida rigidità; aiuta meglio avere  fiducia nel proprio ruolo,  sapere di saperlo svolgere, perché ci state dentro, perché incarnate un ruolo che è sempre una azione, perché lo conoscete e avete imparato ad amarlo…

Che genitori siete? Di figli di quale età?

Avere fiducia nel proprio ruolo significa saperselo dare, significa presenza, contatto, intensità, con se stessi e con l’altro, in  quel preciso momento, nei singoli tasselli della relazione che costruiamo con i nostri figli… e ogni momento ha la sua specificità, la sua organicità, ci richiede com-prensione in uno spazio grande di modalità di reazione da parte nostra, per lasciare a loro, uno spazio grande entro cui confrontarsi e riconoscersi: per  allineare desideri, vocazioni, passioni, abilità, progettualità, per come sceglieranno di volere essere, da grandi nel mondo.

Detto ciò, in premessa, il nostro metodo di intervento ci richiede nuove categorie di pensiero, la capacità di fare pensieri nuovi e di sapere, con ciò, sovrascrivere la realtà…

Come pro-cedere rispetto alle difficoltà? Con quali nuove abilità? Come ci comporteremo noi genitori con i nostri figli che vanno ad impattare il mondo degli adulti? Ancora: imparare ad imparare…cosa vuol dire?

Ciò che è, per noi, imparare ad imparare ad insegnare equivale, per loro, ad  imparare ad imparare.

Nella multimemensionalità dei rispettivi ruoli e della complessità della vita.