I PROBLEMI DELL’AMORE : IL MITO DEL GRANDE AMORE
Spesso, i “problemi” dell’amore derivano da alcuni preconcetti, cioè da alcune idee astratte e generali che abbiamo sviluppato circa il “ grande Amore”.
Se (come ho già detto in “Amore felice”, postato nel presente blog), l’Amore è sempre prima, condizione preliminare che ispira ogni nostro desiderio di innamoramento, è pur vero che, di tanto in tanto, dovremmo soffermarci, per pensare a questo Amore: chiederci quale Amore abbiamo in testa, con quale suggestione e con quale rappresentazione lo abbiamo ideato, come lo trasmettiamo e lo viviamo nelle nostre esperienze con il nostro partner, e con gli altri in genere.
Cosa siamo, cosa diventiamo per l’altro nel momento del grande Amore, cosa vogliamo sentirci addosso?
E’ bello saperci raccontare di quali emozioni vive il nostro Amore, cioè qual è la sua idea, o il suo mito.
Viviamo di miti ed essi, in quanto miti, amano poco farsi da noi toccare, interrogare e plasmare… piuttosto preferiscono rimanere alteri, immobili ed eterni, nonostante i tanti cambiamenti che pure ci attraversano… così li vogliamo e li costruiamo e, in definitiva, la loro funzione è proprio fare da vessillo alle nostre verità e sicurezze!
E’ perciò facile non accorgerci di come abbiamo potuto rendere minato il nostro sentiero con i tanti “problemi” che qua e là abbiamo seminato, poichè il mito tende ad irrigidirsi dentro la sua stessa de-finizione, e a divenire Verità autoimposta, imprescindibile nostra conquista che ne denoti il possesso: una posizione autoreferenziale che impedisce al mito di essere da noi rinnovato e reinterpretato, e che ci lascia inoltre fuori, esclusi dal racconto di noi e della nostra concreta realtà, privati dello spazio entro cui potere divenire ed evolvere, assieme ai nostri miti. Che essi ci narrino storie e personaggi belli o brutti, oramai saranno tutti comunque cristallizzati come veri e propri problemi.
Le Difese che in amore e nella vita mettiamo davanti ai diversi problemi (oggetto di altro mio articolo nel blog) , sono anch’esse spesso rigide e disadattive: se esse si ripetono, sempre uguali, diverranno per noi successive stratificazioni di problemi che, come i miti, ci scollano dalla realtà della contemporanea reciprocità relazionale, ci isolano e ci impediscono migliori e più adeguate modalità di reazione, che siano risolutive delle nostre difficoltà di relazione con gli altri e con le persone che amiamo.
Un “Problema” in filosofia si definisce come una difficoltà che troviamo sul nostro percorso, quando essa impedisce il nostro procedere… quando ciò succede, per prima cosa, da quel punto dobbiamo tornare indietro per acquisire più strumenti, più informazioni e migliori consapevolezze, per poi nuovamente affrontare quella soglia, là dove eravamo prima arrivati senza strumenti e conoscenze utili per risolvere quella difficoltà che è il nostro problema; infatti, a quel punto ci saremmo dovuti arrivare pian piano, acquisendo strumenti e senza tentare “scorciatoie”.
Se là troviamo un problema, non dobbiamo perciò oltrepassare quella soglia, perchè oltre non troviamo la soluzione…
Coerentemente, in questo articolo, scegliamo perciò di mettere sotto le nostre lenti i problemi che possiamo trovare in amore: di che tipo sono, da quale idea di Amore nascono? Cosa nasconde o cosa ci può dare questo amore “problematico”?
Guardiamo, qui di seguito, ad alcuni fra i più frequenti problemi che potremmo trovare sulla strada del nostro amore:
NON DIAMO FORME RIGIDE ALL’AMORE
Spesso, inconsapevolmente, la nostra idea del grande amore può nascondere le più grandi ipocrisie, coperte dal più incosciente interesse per Eros: egoismi, strumentalizzazioni, idealizzazioni o oggettivizzazione della persona che diciamo di amare, forme rigide che diamo all’amore.
Ad esempio:
-Non mettiamo davanti all’amore idee rigide e preconcetti
L’amore dovrebbe prendere la forma della vita del momento, non dovremmo dare all’amore una forma fissa: cambiano i modi, le maniere di vivere la sessualità, i momenti, i comportamenti, le esigenze, le necessità e i desideri… e tuttavia, con quello che troviamo nel nostro rapporto di amore, molte volte noi determiniamo una forma, un tipo di certezza, una difesa e/o un tipo di piacere, e sempre una sicurezza di conquista, dell’aver possesso… una vittoria, esaltazione o risarcimento, una volta per tutte.
E i destinatari non sono soltanto i nostri partner: spesso includiamo nel filtro con il quale selezioniamo le nostre esperienze e le convinzioni che ne facciamo derivare, altri personaggi, genitori o familiari, gli adulti del mondo del nostro passato.
Ciò non ci aiuta molto ad essere elastici, pronti, in linea con i cambiamenti che via via nel tempo il rapporto chiede ad entrambi i partner, e molte volte essi stessi sono ignari di ciò, e rigidamente si difendono rispetto agli stessi loro più profondi desideri, anche di cambiamento e di rinnovamento.
Allora, come prima cosa, è bene non dare forme rigide a preconcetti, altrimenti l’amore non lo troviamo, oppure lo troviamo ma poi la coppia “scoppia”, e dopo un paio di anni non troviamo più motivo di stare assieme: abbiamo dato una forma rigida alle nostre aspettative che, nel confronto di realtà e nel corso del tempo, ci procurano comunque delusione, frustrazione, rabbia…
Se colpevolizzate l’altro e dite di non trovare dentro il vostro rapporto quello che cercavate nell’amore, ciò è potuto accadere in quanto, invece di mantenere tra di voi un contatto di sentimenti e di desideri che potessero sempre rinnovarsi e farsi attenti alle diverse e nuove esigenze reciproche, avete puntato tutto sulle vostre aspettavate e a come lo avevate pensato a quell’amore, e spesso senza che l’altro sospettasse gli stessi vostri desideri.
Dobbiamo fare scorrere il Desiderio, fare tutto secondo programmi diventa una difesa dal Desiderio libero.
L’amore deve invece prendere la forma del momento, della vita che scorre…
– Non diamo all’amore forme di opportunismo e di avarizia
Vogliamo spesso un amore “comodo”, nel senso del nostro opportunismo, o dell’accontentare l’altro con il minimo degli sforzi possibili.
Altre volte prendiamo l’abitudine di dire che “a lui/lei va bene così”, che “lo facciamo per lui/lei”, o che “è proprio lui/lei che me l’ha chiesto”; in realtà, tante volte, è a noi che piace quella data cosa, e in maniera un po’ manipolativa, lo facciamo diventare il suo desiderio, oppure accontentiamo l’altro con qualcosa che ci impegni il meno possibile, o solo quando conviene a noi.
Proiettato per tutte le altre cose, con le difese psicogene e con i sintomi che questi comportamenti producono, un tale rapporto di convenienza produrrà forme di avarizia, divenendo asfittico, senza calore, né più sapore.
– Non diamo all’amore una forma che risponda ai nostri scopi finali
Hai degli obiettivi, vuoi avere una parte di stipendio, un figlio, una casa tua?
Se viviamo tutto l’amore come se esso dovesse essere orientato verso tutti questi obiettivi, con la tensione della loro urgenza e necessità, non crediamo che stia soffrendo il nostro amore?
Se sentiamo che per un mese non siamo orientati verso quell’obiettivo finale… finisce il nostro amore?
E’ questo un condizionamento estraneo all’amore, che tocca e distorce il suo fine che è invece sempre in se stesso, che mortifica il desiderio e il suo tendere alla felicità.
Un condizionamento di strumentalizzazione che diventa una forma che si moltiplica, si estende per tutto il tempo, e il bello di ogni momento insieme diventa secondario rispetto al tuo vissuto di un continuo presente di ansia e di attesa frustrata, con la delusione e la rabbia che si porta dietro.
Ciò è potuto succedere in quanto, invece di confrontarti con la persona reale, da amare, ti sei strumentalmente confrontato con ciò che avevi definito dovesse essere la sua funzione rispetto ai tuoi bisogni e desideri irrisolti, ed hai trasferito su quella persona tutta la responsabilità che su di te non hai mai voluto prendere.
Ci sta amarsi e aiutarsi reciprocamente, progettare insieme. Ma non deve essere un patto di sangue, un ricatto, una pretesa o una ostile rivendicazione.
RISOLVIAMO IL GRANDE EQUIVOCO DELL’UGUAGLIANZA
-Come principio base, la coppia che realizza l’amore felice è quella che sa reciprocamente realizzare il piacere dell’altro, e sa vivere quel piacere come il proprio, anche quando esso non coincide con il piacere che ognuno desidera per se stesso, e quando quel piacere non danneggia gli altri.
Ma, proprio qui, si innesca spesso un fraintendimento, nato peraltro in seno alle correnti ideologiche più avanzate e progressiste: il fraintendimento sociale-collettivo, e personale-di genere dell’uguaglianza.
Se siamo in gran parte d’accordo, almeno sulle intenzioni, che tra uomo e donna non debba esserci una lotta per cercare un vincitore, ma una comprensione per trovare due persone felici, è minore l’accordo tra le persone sul concetto di parità e di rispetto reciproco tra i sessi.
I maschi e le femmine sono molto diversi tra di loro, hanno una storia proprio diversa, culture diverse, qualità e caratteristiche differenti… questa è la base più importante, la difficoltà più grande che rende maschio e femmina veramente diversi tra loro, così come diversi sono i modi di cercarsi, di stare, di confrontarsi…
Secondo una accezione nata viziata dal moralismo delle “buone intenzioni” (in questo caso una più democratica parità), come “uguaglianza tra uomo e donna”, abbiamo strutturato uno schema di interpretazione fallace, idealizzato, non vero.
Lo schema di cui vi parlo vuole che: IO = TU ( e viceversa).
Questo, anche filosoficamente è un falso, perchè qui il “TU” diventa solamente un IO traslato; oltre alla posizione egocentrata (e perciò competitiva) dei due parner, in questa maniera si spezza anche la circolarità propria del desiderio tra me e te: lo spazio “tra” è il massimo potenziale di scambio, presenza, bellezza, vero principio di amore e rispetto l’uno per l’altro.
Allora, uguaglianza o diversità? E’ un dilemma di lana caprina che maschera il più antico vizio , che sempre torna, quello del conflitto di potere.
Se pensiamo invece alle nostre diversità come pluralità, siamo in grado di uscire fuori da ogni dualismo “uguale-diverso”, e perciò da ogni conflitto, e potremmo guadagnare una percezione personale e collettiva della nostra diversità come dimensionalità, una pluralità di modi di essere, di storie e di culture, che sono importanti e che vanno tenuti in conto come la ricchezza del nostro continuo possibile confronto, che possiamo desiderare sia sempre arricchente.
Tra uomini e donne, ma ancor meglio potremmo dire, tra le persone.
Allora non è l’uno o l’altra che vale di più o di meno; è proprio la definizione di diversità di valore che dobbiamo invece correggere, poiché questa è una percezione che esclude i paradigmi culturali entro cui questa diversità si è formata… entro i relativi contesti culturali e sociali va perciò posizionato il giudizio che ne facciamo delle tante diversità, tra uomini e donne, ed anche tra le persone dello stesso sesso, se zoomiamo di più… accanto alla più profonda consapevolezza della originaria fondamentale parità fra tutte le persone in quanto esseri umani, ciascuno in condivisione con gli altri della comune essenza di Essere Umano.
Tornando allora al tema qui specifico dei problemi che troviamo spesso in amore, in una terapia psicologia di coppia, l’intervento dovrà pertanto prevedere, a latere del percorso di coppia, momenti separati di incontri individuali per entrambi i partner, nei quali ognuno possa approfondire l’analisi personale sulla percezione che ha di se stesso, delle proprie capacità e aspettative, relativamente al suo desiderio di realizzazione di felicità, alla propria ricerca del piacere nella relazione con gli altri, agli affetti e, più in generale, al proprio senso della vita.
Al contempo, la terapia di coppia condotta congiuntamente con i due partner, si incaricherà di rivedere i significati e i bisogni che regolano le modalità di relazione e di condivisione della vita a due, giovandosi di una migliore conoscenza di sé e dell’altro, con più aderenza alla propria e all’altrui realtà, e ai reciproci, ma anche diversi, bisogni evolutivi.
LA CADUTA DEL DESIDERIO SESSUALE
Eros ci educa al piacere delle relazioni tra le persone… non è soltanto rapporto piacevole con le altre persone. E’, prima di tutto, piacere nelle relazioni, cioè se e quando con le persone abbiamo saputo costruire delle belle relazioni.
Non è neppure un piacere che somigli ad un lavoro, obbligo, prodotto finito, perfetto… performance da esibire o da nascondere, o che viva nella continua ansia della sua conferma.
E’ il piacere sano del “ serio gioco della vita”.
Si è perso il sano senso del gioco, che è un luogo dove ognuno sa muoversi entro la propria soglia, senza forzare a sproposito i propri limiti, sperimentandosi dentro gli spazi che riconosce ogni volta possibili per lui.
Non funziona l’uniformarsi a dei cliché non propri, o a dei formalismi che non abbiano per noi alcun senso…
Questo è particolarmente vero se pensiamo al desiderio di un piacere sessuale sano e maturo, da vivere con il proprio partner.
Piacere e vissuto del piacere, desiderio del piacere della sessualità: nonostante i messaggi pubblicitari e commerciali, oggi si fa poco sesso, poichè esiste tra le persone una nuova patologia, quella della caduta del desiderio sessuale.
Oggi assistiamo infatti ad una singolare scissione: da una parte alla caduta del desiderio sessuale, dall’altra alla ricerca di attività sessuali commercializzate, come pornografia, prostituzione… sesso estremo come espressione di trasgressione… e contemporaneamente come forme reattive e compensatorie rispetto al proprio umore spesso alterato: da un lato soffriamo un vissuto di vuoto interiore e di impotenza dinanzi alle frustrazioni della vita; dall’altro ci facciamo aggredire dalla rabbia, e dal nostro delirio di onnipotenza.
Un gioco di ribaltamenti dove i due opposti, depressione da un lato, ed eccitazione maniacale dall’altro, si alternano senza soluzione di continuità, e senza che sappiano trovare nella vita della persona un equilibrio che dia benessere e serenità.
E’ così quando il nostro piacere si incarica di una trasgressività che forza se stesso, cioè una trasgressione senza consapevolezza del limite, mistificando come piacere estremo, un piacere che in realtà è vuoto di desiderio, in cui ci si annoia, senza più il gioco del limite…
Manca un piacere che ci guidi per fondare un sempre nuovo desiderio da realizzare, mancano le regole di coerenza consapevole, come coerenza di pensiero, di emozione, di azione, che muovono dal proprio ambito personale per dirigersi verso un “fuori da sé”, che va ad incontrare l’altro, per fondare la relazione con lui.
Il desiderio vuole infatti sempre uno spazio davanti, che è il luogo della suggestione, dell’attesa, del gioco… e ognuno dovrebbe poterselo rappresentare a suo modo, nell’accordo reciproco, e che non danneggi altri.
In definitiva, l’attuale, diffusa caduta del desiderio sessuale, denuncia la mancanza della nostra coscienza-limite, nel rispetto dei modi, dei tempi, dei ritmi, del desiderio nostro e di quelli del nostro partner … volere una sessualità come atto perfetto e finito, una volta per tutte, è un assurdo nella natura umana, una utopia che non dà felicità.
Assurdo è pensare di pre-tendere una sessualità estrema che risolvi il problema della mancanza di desiderio; così come negarsi una sessualità sostenuta dal desiderio del piacere di intimità, di complicità, di benessere profondo, è un altrettanto assurdo, e una dolorosa rinuncia.
Il “serio gioco della vita” che conduciamo nella nostra vita, desidera vivere di diversi piaceri: presenza e aderenza alla nostra realtà , contatto con noi stessi e con gli altri e il fluire di un desiderio libero; piaceri da vivere con consapevolezza e responsabilità.
E, magari, con quel pizzico di “follia” che, quella buona volta, abbiamo deciso che “ci sta”.
Il desiderio sessuale non ci chiede di sottrarci né agli uni, né agli altri… anzi, è proprio così che possiamo incontrare, assieme al nostro amore, un piacere più maturo che dia ad entrambi felicità.
L’uomo e la donna devono unirsi con la forza più bella che hanno, cioè con Eros; l’arte della vita insegna spontaneamente l’amore e l’amore è anche una nostalgia: sappiamolo vivere.