soffione3 Presentazione

Ho scelto di parlare qui di un tema che mi sta molto a cuore, presupposto essenziale per  la felicità e il  benessere che sempre cerchiamo:  il tema del “Potere” in amore e nella nostra vita.

Esaminiamo la tematica del “potere” personale, dal punto di vista degli effetti che produce nella nostra vita quando sentiamo di non averlo; per far questo ci occorre  utilizzare una ottica multi-dimensionale, più aderente alla  realtà e al funzionamento della nostra mente.

Sappiamo tutti, da esperienze comuni,  che quando stiamo male o siamo in crisi, quando la vita e gli altri non ci corrispondono come pensavamo o come ci aspettavamo,  avvertiamo  un certo malessere che, oltre ad essere in relazione  alla situazione che stiamo vivendo, è anche collegato agli stati d’animo negativi che proviamo, tutti riconducibili a forme più o meno lievi di depressione, rassegnazione, frustrazione o rabbia.

Tali stati d’animo spesso non sono più direzionati “verso” qualcosa, ma  retroagiscono e ci implodono, lasciandoci dentro un senso di vuoto.

Non sentiamo più di poter incidere nella nostra realtà, di poter sperare nel nostro cambiamento, non ci riconosciamo più in quel potere che è nella capacità di saper migliorare ciò che non ci pace e che ci fa stare male, in cui ci eravamo prima identificati.

Perché? Sentiamo come la mancanza di qualcosa che ci aiuti a trovare nuove soluzioni, alternative valide o compromessi intelligenti…  ci manca quel qualcosa che ci aiuti a farci uscire dalla crisi che stiamo vivendo: stiamo male, ma poco sappiamo di ciò di cui in effetti abbiamo bisogno, cioè cos’è che ci manca.

Ed ecco il nostro tema: il potere personale.

Ereditiamo una idea di potere che va cambiata

Il nostro cervello  eredita, come condizione atavica, una accezione negativa del potere, che  spesso viene poi  rafforzata e reiterata dalla cultura e dai sistemi educativi in seno alla società.

La mono-dimensionalità del significato che diamo al concetto del potere,  ci fa subito accedere in maniera forzata ad una visione  dualistica, che vuole che ci sia sempre chi da un lato fa del potere un uso di sopraffazione e prepotenza, e chi dall’altro  lo subisce e ne patisce le violenze e le umiliazione.

Entrambe queste posizioni,  chi “vince” e chi “perde”, sono negative perché non risolvono in ogni caso il bisogno di benessere e la ricerca di soluzione ai problemi della vita: chi da un lato esercita il proprio potere sugli altri,  come controparte del procurato vantaggio, avrà a che fare con un costo da pagare molto alto: il deterioramento delle sue relazioni e dei suoi rapporti affettivi;   chi dall’altro lato  subisce il potere,  dovrà fare i conti con rabbia e frustrazione nei confronti di chi lo detiene.

Molte volte il tipo di  potere di cui discutiamo è anche  subdolo poiché, agito o subito,  non appare come tale ai nostri stessi occhi: esso “si camuffa”  come desiderio di protezione e di voler dare aiuto, oppure, attraverso la “delega” che facciamo ad altri, come  espressione della nostra stima, rispetto e devozione nei loro confronti.

Così ad esempio avviene spesso  in terapia,  specie nel caso delle coppie: Marco lamenta di aver fatto tutto e di più per aiutare la sua compagna, sostenendola, anticipandola, persino sostituendosi a lei, e non riesce perciò a comprendere ed accettare la riluttanza di lei e la sua mancanza di gratitudine;  discorso simile vale spesso per gli attacchi di panico nella coppia: qui si struttura una dinamica a due, di reciproco condizionamento, difficile da smontare perché in maniera inconsapevole, entrambi colludono con l’idea dualistica “salvatore”/”salvato”;  le rigide e reciproche assunzioni  di ruolo, tenderanno ad ostacolare, da un lato o dall’altro della coppia, ogni positiva evoluzione del sintomo.

La depressione, quale contrappunto della perdita del proprio potere personale, accompagna spesso la crisi di coppia, specie se  la formazione della stessa è stata sovrainvestita di premesse e idee sbagliate, divenute nel tempo rigide e stantie.

Quando subentra la delusione del fallimento, la coppia entra  in una fase depressiva,  esprimendo così un vuoto di identità, rassegnazione, senso di fallimento, di sconfitta…  una sensazione di perdita del proprio potere su cui si contava per impostare la propria felicità (anche indipendentemente dal partner, a suo scapito o sostituendosi ad esso).

Lo stato mentale di perdita o mancanza di potere ci dà sofferenza: esso è sempre accompagnato da  depressione e dalla sensazione di vuoto della propria identità. Tutti e tre gli  elementi ( senso di impotenza, depressione e vuoto di identità)  sono facce della stessa medaglia, un gioco di specchi che si rincorrono, si ribaltano e danno spesso  vita ai loro opposti: senso di onnipotenza, eccitazione maniacale,  io ipertrofico.

Questi  elementi oscillano e si alternano: il loro ribaltare per “eccesso” di compensazione, da un opposto all’altro, estromette ogni processo di consapevolezza; perciò, tutti gli elementi intermedi e di incertezza, così come le soste e i silenzi di riflessione non sono  tenuti in conto nel  quadro clinico depressivo che qui si profila, nè mai processati dalla mente  che sappia maturare, riflettere e trovare soluzioni e alternative nuove, non prima esplorate.

Ogni conflitto o rigida  contrapposizione è figlia della visione dualistica del mondo.

Bisogna togliere molti tabù sul concetto di potere e fare uno spazio nuovo nel nostro cervello  per pensare in maniera diversa a questo concetto.

Quale “potere” dobbiamo cercare?

Il potere che  dobbiamo cercare, il potere sano, è fatto di consapevolezza pratica,  del sapere e del fare: potere è sapere di averlo, e cosa ne fai.

È un processo perciò, non è un atto unilaterale agito nei confronti di un’altra persona, ma va sempre cercato dentro la relazione tra le persone, ed è consapevolezza di un proprio posizionamento nella situazione, nella relazione o nel problema che si sta vivendo.

Il potere infatti non nasce nella nostra testa, ma dentro le situazioni che viviamo con gli altri; esso nasce quando scegliamo di vivere nel nostro presente, in quel “dove” del nostro  “teatro”, mondo di relazioni fra noi e gli altri, dove avvengono le cose.

In quel teatro,  possiamo trovare il  potere di fare e il  potere di  essere- con.

Il potere che ci risolve non è mai potere-contro, ma è sempre potere-con, capacità di fare, di stare e di  accorgersi del problema anche prima che esso  si sia strutturato; saper aspettare, risolvere, maturare con pazienza ed intelligenza, adottando validi compromessi.

Ad esempio in una crisi di coppia bisognerebbe avere capacità di interpretare i propri bisogni e quelli del partner, i significati, le fragilità e le difese che spesso stanno dietro alle reazioni manifeste di un comportamento che i due partner non  accettano e non comprendono;  in terapia sarà possibile cogliere dietro i fatti e le parole, le dinamiche di relazioni che insieme hanno costruito e che non funzionano. Lui e lei che si “offendono” : eppure – molto spesso reciprocamente- chiedono, senza saperlo davvero fare, attenzione e amore.

Perciò possiamo desiderare un tipo di potere che non si imponga,  e che agisca invece dentro un processo sempre aperto che si muova dentro lo spazio che trova “tra” me e le cose, tra me e gli altri.

Ogni volta che agiamo,  il senso del nostro potere personale  dà la direzione al nostro agire: ogni volta cioè che facciamo una scelta, ci prendiamo la responsabilità di voler produrre un cambiamento che agisce in noi, e contemporaneamente nell’altro e  nel nostro contesto di vita .

Questo è il nostro potere personale del saper costruire la felicità propria e di coloro a cui vogliamo bene:  l’unico vero potere a cui dovremmo sempre aspirare, cioè presenza e contatto, con noi stessi e con gli altri.

Diversità come pluralità

Uomo e donna non sono uguali: le loro differenze sono biologiche, sociali, culturali, ed anche, così come per tutte le persone, strettamente personali.

Eppure, in essenza,  siamo tutti uguali, in quanto “persone”: concetto di uguaglianza come espressione della necessaria ed auspicata uguaglianza di rispetto, dignità, parità di opportunità di tutti riguardo alla loro natura più vera, costitutiva del nostro essere persone, sempre in relazione per scambiarci amore e riconoscimento reciproco.

Tuttavia, il progredire delle moderne società, ha spesso prodotto  non soltanto la massificazione delle  merci, ma anche delle idee, dei desideri e  delle diverse nostre volontà, rendendo irrisolto l’ irrinunciabile nostro  bisogno  di riconoscimento personale: sia di sé, che quello di sé con gli altri.

La nostra ricchezza relazionale sta infatti nel riconoscere l’uguaglianza  di tutti, che dia ragione delle singole differenze individuali, non come diversità ma come pluralità: attraverso la possibilità di accedere reciprocamente alle differenze di ciascuno come  valore prezioso  dato dalla pluralità di occasioni e di possibilità per tutti.

Mi accorgo che un importante riscontro di quanto sopra detto, avviene quando la coppia arriva in terapia: spesso interpreta erroneamente quel contesto, chiede alleanza al terapeuta “contro” il partner, porta  là le sue ragioni e i suoi  litigi; quel setting diventa per loro una agorà pubblica, quella che manca nell’angusto spazio di confronto/scontro in cui si sono relegati… e ciò spiega anche il grande bisogno di ciascuno di potersi sfogare, di sentirsi riconosciuto, di avere quelle conferme che gli mancano e che non ha più dal proprio partner… e spesso anche dal proprio contesto sociale, per il quale egli è divenuto un “anonimo”.

Tuttavia, se nella nostra coppia  il conflitto si è già creato, occorre avere la capacità di entrarci dentro, viverlo, superarlo e risolverlo.

Ma, qual è il potere personale che ci risolve davvero?

Riassumiamo allora meglio cos’è questo potere

Guardiamo allora  più da vicino cos’è questo “Potere”:

-Non è “potere-contro”, non è imporsi con prepotenza, voler essere  sempre vincenti, poter dare la colpa senza prendersene mai…. e neppure quel  potere che si impone subdolamente all’altro  in maniera oscura, manipolativa, difficilmente decifrabile, ma altrettanto perniciosa e disturbante.

-In quanto non si impone, esso è un potere che non chiude, non è un  gesto conclusivo, unilaterale, ma un processo sempre aperto, che si muove in un “ tra”, tra  le cose e tra gli altri.

– Il potere che noi cerchiamo è ”potere-con” , “potere-per”, capacità di saper vedere il problema prima che si sia strutturato, entrarci dentro e lì stare per risolverlo, saper aspettare, maturare… con pazienza, con tolleranza, ed anche con compromessi intelligenti: senza queste premesse nessun processo di cambiamento sarà possibile.

Nella coppia,  non  dovrebbe esserci competizione e conflitto di potere ad oltranza,  ma va bene riconoscere il conflitto come premessa per attraversarlo,  per incontrarsi e risolvere.

-Significa voler fare una scelta, prendersi la responsabilità di voler cambiare, tanto nella propria vita, così in terapia.

– Potere è sapere di averlo, e sapere cosa farci,  saper riprenderselo  anche quando si crede di averlo perso, quando si pensa di essere succube del partner, del destino, della cattiveria dell’altro o dei suoi pregiudizi, o del mondo… potere è quello che ne fai.

– E’ consapevolezza del proprio posizionamento nella situazione, nel problema, nella relazione ed è sempre in una contemporaneità, è il momento della scelta.  E’ aderenza alla realtà, di volta in volta, attinenza ad essa mentre cambia, e noi con essa.

-Potere è consapevolezza anche del problema che è dentro la relazione che viviamo, avendo individuato le rispettive parti  e la complessiva dinamica di relazione di coppia, che comprende anche la consapevolezza dei rispettivi ruoli e dei bisogni nascosti di ciascuno: perché si possa insieme decidere di assecondare quelli sani, e fare al  contempo maturare  i bisogni non sani o poco funzionali al benessere individuale e  di coppia. Spesso, in terapia, i due partner si dicono  le stesse cose, con parole diverse, soffrono la stessa solitudine, ma non si accorgono perché troppo concentrati su loro stessi…

– Potere è  sapere costruire la felicità propria e del partner…  E’ la felicità “TRA”, con tutti gli alti e i  bassi: cambiare la propria percezione degli “assoluti”,  non significa “accontentarsi”, ma essere dentro un continuo processo di crescita.

Avere “potere” è proprio una prerogativa fondamentale che la vita ci richiede, per costruire la nostra esistenza che vogliamo sia felice e appagante…  insieme a chi amiamo.